Abstract
L'ampio e documentato studio di Ingela Nilsson conferma l'interesse sempre crescente per i romanzi bizantini, ribadito anche dalla ricca mise au point che Agapitos ha riservato di recente alle opere della Komnenenzeit, tra le quali Ismine e Isminia di Eumazio Macrembolita – la Nilsson accetta questa forma del nome (p. 18), condividendo l'ipotesi di Hunger, che identifica l'autore con il dignitario imperiale che fu per due volte eparchos di Costantinopoli e protoasekretis durante la sinodo del 1166 – costituisce l'unico testo in prosa, solo da poco, per una felice coincidenza, riedito criticamente da M. Marcovich (Teubner, Stutgardiae et Lipsiae 2001).