La follia. Storia ed epistemologia in Occidente

Roma: CISU (2021)
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Abstract

La storia della follia assume i tratti di uno straordinario racconto, laddove trame e personaggi s’intrecciano in uno svolgimento comune e condiviso. Questa storia, però, perturba gli animi, poiché essa alterna disumane crudeltà a rivoluzionarie pre- se di consapevolezza. In certi periodi e contesti storici, infatti, il folle diviene beffarda maschera del male, da allontanare, internare o, addirittura, perseguitare. Su di lui s’abbatte la crudeltà umana, dietro il velo menzognero di un’improbabile cura. La follia diviene malattia, demone, male assoluto da estirpare a ogni costo, finanche sacrificando alcune sue vittime. In tal senso, la storia della follia ricorda quella dello schiavismo, o quella delle deportazioni e dei genocidi. In altri periodi e contesti stori- ci, invece, il folle diviene emblema di lotta sociale e culturale, per l’affermazione del- la soggettività umana e del suo assoluto rispetto. Egli diviene, così, il simbolo della rinascita culturale e spirituale, con gesta simboliche, come la rottura delle catene nei manicomi, sino addirittura a mettere in dubbio, o negare, l’esistenza stessa della follia. In tal senso, la storia della follia ricorda quella delle rivoluzioni, o dei moti insurrezionali, o dei radicali cambiamenti del paradigma scientifico. Nel mezzo, infine, tra estremismi così netti, s’inserisce lo scorrere della storia stessa della follia, con modali- tà spesso più sfumate e altre meno. Questa storia assume multidimensionalità, come fosse l’insieme di tante storie parallele. C’è, infatti, una storia dei luoghi della follia: dai più indegni e disumani, come i lebbrosari convertiti, le navi dei folli e i manicomi, ai più accoglienti e sensibili, come le case morali e le comunità terapeutiche. C’è, inol- tre, una storia delle idee sulla follia: da quelle che la definiscono una malattia simile a una sostanza agente, come l’organicismo, a quelle che la definiscono, invece, una proprietà o condizione esistenziale dell’individuo, contingente e risolvibile, come il mentalismo; o da quelle che la definiscono una disarmonia spirituale e una forza avversa, come l’animismo, a quelle che la definiscono, invece, una compromissione di natura ambientale, come l’ambientalismo. C’è, infine, una storia dei trattamenti della follia: da quelli più bruti e ciechi, come la bara d’acqua e la lobotomia, a quelli più umani e terapici, come l’arte della consolazione e la buona relazione.

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