Abstract
La ricognizione delle teorie medievali dell’analogia e dell’univocità consente di rilevare l’ineludibile valenza logico-linguistica che le caratterizza fin dagli esordi. Le teorie dell’analogia riguardano innanzitutto una teorizzazione dei rapporti di denominazione, specialmente del termine ‘ens’ e degli altri nomi divini. Solo quando la discussione filosofica, a partire dal XIV secolo, si arricchisce della distinzione tra concetto formale e concetto oggettivo, esse subiscono una revisione e una sistematizzazione nel senso di una prospettiva più marcatamente teologico-ontologica. Il confronto serrato delle tesi tomiste con le posizioni univociste ed equivociste sollecita progressivamente una puntualizzazione della nozione e delle divisioni dell’analogia, fino alla ‘contaminazione’ scotistica più o meno esplicita che si ravvisa in alcuni tomisti del Tardo Rinascimento spagnolo e che ormai prelude all’età cartesiana