Abstract
L’ordinamento cosmico rappresenta il punto di riferimento costante dell’agire morale della creatura, che deve misurare le sue scelte preferendo sempre gli esseri-beni oggettivamente superiori a quelli inferiori. La virtù della scelta ordinata non è altro che la giustizia, come trasversalmente affermato nelle opere di Agostino d’Ippona. Il presente contributo intende mostrare come, sul piano creaturale, la dinamica della scelta ordinata rimane invariata con la teologia della grazia indebita sviluppata a partire dall’ _ Ad Simplicianum _. In particolare, si intende evidenziare il passaggio da una visione che individua nella creatura stessa, aiutata da Dio, la causa prima della sua volontà morale, presente nelle opere precedenti il 397, a una decisamente più radicale, successiva a questa data, che invece individua tale causa nell’operare efficiente e predestinato di Dio. Quest’ultima posizione mostra il duplice vantaggio di risolvere alcuni paradossi impliciti nella riflessione precedente, senza smentire la forma (ordinata) della giustizia, sebbene non possa evitare di ridimensionare il ruolo della creatura in relazione ai suoi meriti. _ The cosmic order represents the focal point of reference for moral agents, who must evaluate their choices based on the degree of perfection rather than settling for inferiour objects or beings. According to Augustine of Hippo, justice is the virtue of ordered choice. The present contribution aims to show how, from the viewpoint of the creature, the structure of ordered choice does not change even when the theology of grace is developed in Ad Simplicianum. In particular, the essay focuses on the shift from an earlier view, developed before 397, that places the original cause of good will in the creature itself, along with God’s assistance, to a later and more radical perspective that sees God’s role as the exclusive source of good will through efficient and predestined intervention. The latter viewpoint has the dual advantage of unfolding some paradoxes of the previous perspective, while still maintaining the (ordered) form of justice, although it inevitably limits the role of creatures in relation to their merits. _.