Abstract
La conoscenza dei processi cerebrali può tradursi nella possibilità di un migliore processo educativo, soprattutto in quegli anni in cui il cervello prende forma sulla base di una maturazione nervosa in cui si intrecciano fattori genetici ed esperienziali. In tale prospettiva assume un ruolo cruciale l’esercizio motorio che ha un vasto impatto sulla maturazione della mente infantile. Nel corso della crescita, infatti, il cervello ha inizialmente bisogno di fare esperienze tattili e motorie, punto di partenza per la maturazione delle aree superiori, quelle del linguaggio e del pensiero complesso. Il rapporto tra sensi e motricità è quindi al centro di numerosi aspetti della neuropedagogia focalizzati sulla mente infantile come concreta, basata sull’interazione diretta. Lo sviluppo delle memorie motorie nel corso dell’infanzia indica quindi che la memoria non riguarda soltanto il mentale ma anche il somatico, basato su procedure non esplicitabili, difficilmente formalizzabili in termini linguistici. In sostanza, una migliore conoscenza di come funziona il nostro cervello e delle caratteristiche del suo sviluppo può far sì che la pedagogia si agganci a conoscenze concrete. Un approccio neuroscientifico all’educazione può chiarire a genitori e docenti come numerose esperienze dipendano da come è fatto e funziona il cervello e di conseguenza queste conoscenze possono tradursi in un migliore approccio al processo formativo.