Abstract
Lo studio del rapporto epistolare intercorso tra Francesco Arcangeli e Vittorio Sereni contribuisce a precisare alcune caratteristiche culturali ed emotive delle personalità dei due intellettuali. In più di trent’anni di schietto e profondo dialogo, in grado di attraversare l’angosciante atmosfera del fascismo ormai in declino, i drammi del conflitto mondiale e la rinascita, almeno apparente, del paese, a emergere, lettera dopo lettera, è la continua fedeltà dei due corrispondenti – pur nella diversità di opinioni, sia in letteratura che in campo figurativo – alle ragioni della propria soggettività, in una sincera, faticosa e solitaria presa di distanza da ogni scelta eterodiretta o di comodo che non fosse stata, prima di tutto, partecipata, e quindi moralmente pagata, con profonda convinzione personale.