Abstract
Di contro alla lettura che inserisce la filosofia della prassi di Gramsci nella linea di continuità di un “paradigma italiano” che assolutizza il momento soggettivo, l’articolo si concentra sul particolare statuto ontologico su cui poggia la revisione che Gramsci fa del materialismo storico marxiano. Se da un lato la materia è vista come dipendente da una sfera intersoggettiva, che gli conferisce “oggettività” solo quando agisce su di essa in una prassi trasformativa, dall’altro è rimarcato il carattere “immanente” della stesso soggetto storico agente, che si trova in un campo di “contraddizioni oggettive” e solo nella concretezza dell’attività pratica può esercitare egemonia e con ciò inverarsi. Sulla scorta dell’analisi di questa problematica, conil confronto con il testo dei Quaderni, e attraverso la lettura di tre interpreti di Gramsci quali Frosini, Burgio e Losurdo, si riflette infine sul rapporto tra Gramsci e Labriola da un lato e tra Gramsci e Gentile dall’altro.