Roma: Pontificia università gregoriana (
2013)
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Abstract
La domanda fondamentale della ricerca si muove attorno alla relazione tra arte, verità e essere, segnalando la natura metafisica del discorso. Questo fatto è sottolineato in quanto l’arte, in ambito filosofico, è di solito trattata in un contesto estetico, ma i due autori scelti vedono nell’arte un legame intrinseco al problema dell’essere, riconoscendo il suo valore anche nell’orizzonte metafisico. Heidegger e Merleau-Ponty avvertono la necessità di superare l’estetica e di svelare le possibilità ontologiche dell’arte, compiendo così una sua «riabilitazione ontologica», mostrando la sua intima correlatività alla questione dell’Essere e con quella della verità. Il vero senso dell’arte non nasce al di fuori di questo contesto ontologico, ed è proprio questo il motivo per cui la riabilitazione ontologica è diventata necessaria: al punto che si potrebbe affermare che l’estetica conduce l’arte fuori della sua vera essenza. L’arte è, di natura sua, ontologica. Si tratta quindi di un tema assai speciale, che già a prima vista dà luogo a diverse domande. Accettando la sfida della crisi della metafisica nell’età contemporanea, è possibile salvaguardare la questione dell’Essere a partire dall’ambito non-filosofico dell’arte? Cosa offre l’arte alla filosofia a proposito della questione dell’Essere? Quale verità si esprime in essa? Cosa giustifica il mettere insieme i tre concetti fondamentali della dissertazione e due autori così diversi, anche se di eredità fenomenologica comune? L’obiettivo della ricerca è di vedere se la riabilitazione ontologica dell’arte potesse in qualche modo salvaguardare la metafisica dell’Essere; e se a partire da ciò che la filosofia può imparare dall’arte, sia possibile arrivare ad una formulazione filosofica della verità vivente, in dialogo con la concezione dei due autori scelti.