Roma: Viella (
2008)
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Abstract
Come pensavano il tempo i Greci di eta arcaica, prima che Platone ed Aristotele ne formulassero una definizione? Nei miti, il tempo della natura, ciclico e rassicurante, non era messo a confronto con quello umano, imprevedibile anche se inesorabilmente determinato. Il ritmo scandito dal sole non era sovrapponibile a quelle della vita umana, l'avvicendarsi delle stagioni non misurava la durata della stirpe. Solo in eta sapienziale (VII-V secolo a.C.) si comincio a pensare il tempo in modo onnicomprensivo e si avverti l'esigenza di misurarne il flusso. In quell'epoca, Eraclito tratteggio una concezione del tempo assolutamente innovativa, capace di ribaltare le visione del mondo trasmessa dai miti. Penso al tempo delle stagioni in analogia con quello interiore e vide nell'inesauribile creativita dell'anima umana lo specchio dell'infinita potenzialita della natura. La concezione offerta da Eraclito, avversata dai filosofi di eta classica e misconosciuta dalla scienza, trasmette ancora oggi, a chi legge con attenzione i frammenti rimasti della sua opera, un fiducioso messaggio di speranza nella capacita umana di vivere creativamente il tempo.