Sofò e Fefilìa

Salerno: BookSprint (2023)
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Abstract

"Sofò e Fefilìa" attinge dal mondo antico - dalla sua potenza -, ma possiede come sfondo del lucido meditare la contemporaneità. Un'analisi estrema, tragica, della vasta gamma dei sentimenti umani, che coniuga - in modo personale e innovativo - diverse anime: la poetica di d'Annunzio; la filosofia di Cioran, Weil, Heidegger, Schopenhauer, Leopardi, Pascal; la psicologia del profondo di Jung. Un tema, tanti temi: la vita-morte con le sue molteplici declinazioni in chiave gnostica. Sofò, perché Sofia è sapienza, lucetempo delle menti, seme di salvezza. Il mito gnostico insegna, infatti, che l'uomo spirituale ritornerà alla luce e sarà la redenzione. Fefilìa, in quanto Fede e Amore costituiscono le cifre dell'e-sistenza. Prefazione: prof. Alberto Giovanni Biuso - Disponibile sul sito: BookSprint Edizioni - Prefazione del Professore A.G. Biuso: "Un titolo singolare ed enigmatico mostra già il piglio con il quale Maria Emanuela Randazzo affronta il mondo e vive la scrittura. Un piglio fatto di passioni trafelate, di metamorfosi volute, di ambizioni teoretiche, di ascese e cadute. Le parole di questi versi e i versi di queste composizioni sembrano addensarsi in una volontà di dire tutto che produce vortici, a volte oscurità, e il cui esito è un mostrarsi a se stessa e al mondo per come si è e per come si vorrebbe diventare. Mostrarsi ed essere profondamente sola. Una solitudine non casuale, non voluta, non amata ma inevitabile, è infatti una delle tonalità del libro. Piglio, volontà e solitudine si esprimono e vivono in un «pensiero nascosto del giorno non fondo», in un mondo che «è voluntas, pura impalpabilità» ma che è anche capace di generare versi molto vari tra di loro (con accenni spesso persino futuristi o alla Palazzeschi e con vari neologismi) e che però esprimono lampi della tradizione poetica italiana come «illumini le notti d’Oriente» oppure «solo di braci e sassi la vita sarà costituita». Non sembra comunque che l’autrice ponga in primo piano la versificazione in quanto tale ma il suo obiettivo è piuttosto rivelare ciò che sinora ha scoperto del mondo: il suo arcano, il dolore che lo pervade e anche la nascosta e tenace dimensione di riscatto che affonda in antiche sapienze religiose dell’Oriente e dell’Occidente. Una redenzione che abita nella potenza della Necessità, nel Fatum, del «misero essere non sfuggevole al destino già scritto» che noi tutti e i nostri sentimenti siamo. I sentimenti. Da lì partono e qui ritornano i versi di Emanuela Randazzo. Anche la filosofia - che di queste pagine vorrebbe essere il significato e l’espressione - diventa un sentimento poiché «il più bell’ornamento è l’Intelligenza». E poi l’amore, naturalmente, espresso in una varietà di accenti anche decisamente erotici: «Io verserò le mie sostanze, tu verserai le tue, /non prima di aver assaporato la mia rosa», che credo raggiungano il loro esito migliore in due versi quanto più oggettivi possibile: «E i miei occhi hanno visto l’onore, / la gloria del vero Amore». Nel mezzo del suo cammino, che «così in un’altra vita discende», l’autrice ci chiede: «Giunge a te la mia voce? Il mio canto?». Possiamo risponderle che la voce è giunta e il canto si è dispiegato in versi nei quali abita una potenza antica e una passione sempre rinnovata verso la parola, il tempo, l’enigma, nell’ambizione di essere «usignolo della vita nuova». Dove c’è poesia c’è luce, sempre. Quella luce che «prima o poi verrà» e che la passione e il dolore di una giovane poeta ancora una volta evocano".

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