Come sappiamo, subito dopo la separazione da Freud Jung vive un periodo di «incertezza interiore, anzi di disorientamento». Ha abbandonato le teorie freudiane, ma non ne ha di proprie. Ha perso quello che lui stesso definisce «un punto d’appoggio». Si rivolge ai propri sogni, che sempre più spesso assumono la forma di incubi, e prende atto che non riesce a spiegarli utilizzando l’idea freudiana dell’inconscio come contenitore dei residui di vecchie esperienze pregresse. Essi gli appaiono come ricchi di forme che (...) non sono affatto morte, ma appartengono alla psiche vivente. Lo impressionano fortemente, senza però aiutarlo a risolvere il suo disorientamento. Non gli resta perciò altro da fare che «aspettare, continuare a vivere, e prestare attenzione alle fantasie». Ma ascoltiamo la vicenda così come è narrata dallo stesso Jung:. (shrink)

Reproduktion des Originals: Entwurf einer neuen Ästhetik der Tonkunst von Ferruccio Busoni.

Quando ho cominciato a leggere qualche articolo e a riflettere sul tema dell’etica in psicoanalisi, ho capito che mi ero infilato in un ginepraio. Da un lato potevo proporvi una sorta di manuale normativo su quello che si deve e non si deve fare nel corso di una psicoterapia: del resto, la maggior parte degli articoli che ho letto sono di questo genere. Però, anche trascurando il fatto che ogni teoria psicodinamica si differenzia dalle altre per lo meno nei dettagli (...) del setting, da queste letture io ne ho ricavato poco, e ho pensato che sarebbe stato così anche per voi. E’ difficile capire in che cosa i manuali normativi si differenziano dalla semplice prescrizione di buon senso e di onestà intellettuale. E soprattutto quando questi ingredienti mancano non credo possano essere recuperati con la lettura di un articolo. (shrink)

The mathematical scenario in Italy during the Late Middle Ages and the Renaissance is mainly dominated by the treatises on the abacus, which developed together with the abacus schools. In that context, between approximately the last thirty years of the fourteenth century and the first twenty years of the sixteenth century, the manuscript and printed tradition tell us of queries and challenges, barely known or totally unknown, in which the protagonists were abacus masters. We report in this work on the (...) most significant examples and draw out interesting cues for thoughts and remarks of a scientific, historical and biographical nature. Five treatises, written in the fifteenth and sixteenth century, have been the main source of inspiration for this article: the Trattato di praticha d’arismetricha and the Tractato di praticha di geometria included in the codices Palat. 573 and Palat. 577 (c. 1460) kept in the Biblioteca Nazionale of Florence and written by an anonymous Florentine disciple of the abacist Domenico di Agostino Vaiaio; another Trattato di praticha d’arismetrica written by Benedetto di Antonio da Firenze in 1463 and included in the codex L.IV.21 kept in the Biblioteca Comunale of Siena; the Tractatus mathematicus ad discipulos perusinos written by Luca Pacioli between 1477 and 1480, manuscript Vat. Lat. 3129 of the Biblioteca Apostolica Vaticana; and Francesco Galigai’s Summa de arithmetica, published in Florence in 1521. (shrink)