Abstract
Il saggio mira a superare l’antinomia tra la teoria di Wölfflin e quella di D’Ors, cercando una conciliazione tra storia dell’arte ed estetica. La contrapposizione tra il rigore di un principio formale e la sensibilità di un principio materiale viene superata grazie a un principio specificamente marino e alla sua ambivalenza (fonte di vita e di morte, strumento di legame e di dissociazione, principio di dolcezza e di aggressione). Infine, viene richiamata l’arte del modellare, in cui l’argilla trova la forma attraverso la deformazione e in cui dall’amorfo si sviluppa una ricca vegetazione, e, attraverso Bachelard, viene sviluppata una paradossale analogia con l’arte del fabbro che però trova inaspettata conferma nelle curve carezzevoli degli esuberanti decori di ferro tipici del barocco siciliano.