In lieu of an abstract, here is a brief excerpt of the content:Reviewed by:Scrivere nell'anima: verità, dialettica e persuasione in Platone; and: Oralità e scrittura in PlatoneFrancisco J. GonzalezFranco Trabattoni. Scrivere nell'anima: verità, dialettica e persuasione in Platone. Firenze: La Nouva Italia Editrice, 1994. Pp. 396. Paper, 24000 Lire.Franco Trabattoni. Oralità e scrittura in Platone. Milano: Università Degli Studi di Milano, 1999. Pp. 125. Paper, 16000 Lire.Trabattoni's masterful 1994 book, which the shorter 1999 book supplements in important ways, offers nothing (...) less than a refreshingly new and provocative interpretation of Plato's philosophy as a whole that makes it neither "conclusive-dogmatic" nor "problematic-sceptical" (7, 41-47, 161, 361-3). For Plato, on Trabattoni's account, while objective truth exists, any logos is incapable of fully expressing it and therefore refutable (158). On the other hand, dialectic can arrive at a logos sufficient (hikanos) for persuading a particular interlocutor in the context of a particular discussion (119-120), and thus for ethical and political action (330). Truth is therefore to be found onlyin dialogue (75-6, 338): that is, only where one person persuades another (249, 252, 328-9; 1999, 75). Persuasion and homologia are thus a necessary, though not sufficient condition of truth: only when capable of responding repeatedly to a wide variety of questions and objections does a persuasion deserve to be called "true" (158-9, 252, 329). This view rejects both the sophistical identification of truth with persuasion as such and the dogmatic identification of truth with universal doctrines.Because persuasion and homologia are thus essential to it, philosophy cannot be an objective science but must always be at its core a form of rhetoric (239, and thus protreptic and ad hominem, 165-6, 355, 359), which is what Trabattoni takes the Phaedrus to show (48-99). In 1999 Trabattoni brilliantly demonstrated the unity of the Phaedrus by showing how both the discussion of eros and the critique of writing are closely linked to this conception of philosophy as rhetoric (54-93). Philosophy is not, however, the kind of rhetoric that, focused on words rather than truth, fails to persuade in a way that is stable and enduring (87; 1999, 75-6).In the course of defending his "dialectical-dialogical" interpretation, Trabattoni provides an extraordinarily thorough and insightful critique of another interpretation that claims to offer a new Plato and that has become very influential in Trabattoni's native Italy: the "esotericist" interpretation, according to which fundamental questions left open by the dialogues are answered by a doctrine of principles which Plato communicated only orally. Trabattoni's 1999 book provides a very helpful account of the history and motives of the debate surrounding Plato's unwritten teachings, with regard to both their content and their significance (1-42). I see the following points of Trabattoni's critique as seriously challenging and, if unanswered, even discrediting the esotericist position: [End Page 269]1) While the esotericists interpret the critique of writing in the Phaedrus as arguing for the superiority of oral discourse as such, Trabattoni interprets it as arguing instead for the superiority of the dialogical situation in which interlocutors can be chosen and their questions and objections addressed (19-26; 1999, 83). Fixed oral doctrines would be no more dialogical than written doctrines and thus no more capable of engendering knowledge "in the soul" (63), much less of constituting this knowledge (25). What would be superior to Plato's writings, according to the Phaedrus, is a dialogue with Plato, not what Plato said orally, lifted out of its dialogical context and reported in writing by Aristotle (115; 1999, 84-5, 124). Trabattoni interprets the Seventh Letter, in his complementary accounts of 1994 and 1999, as similarly contradicting, rather than confirming, the esotericist interpretation (210-11; 1999, 116-9).2) Thomas Szlezàk has interpreted those passages where the main interlocutor deliberately leaves something out of the discussion ("Aussparungstellen") as referring to unwritten doctrines. Trabattoni argues that they are instead meant to indicate to the unknown reader, whose possible objections and questions cannot be anticipated, the possibility of proceeding further in the discussion (112-3, 182; 1999, 124). "[W]hen the dialogues are silent, they are silent always where there no... (shrink)

Il canto mostra come la voce possa essere uno strumento di godimento. Per arrivare a comprenderne le ragioni, occorre dapprima riconoscere come il carattere enigmatico della voce sia stato tradizionalmente celato dall’idea che essa sia un trasparente veicolo del significato, che riesce a svolgere la sua funzione in modo immediato, e che annulli la distanza che separa l’espressione dal contenuto. Si può però pensare la voce quale oggetto indipendente dalla relazione con il concetto, e rivolgersi a quei momenti nella storia (...) della riflessione filosofica in cui si è tentato di mostrare come la voce sia materia acustica, e non sia un mero medium: la voce acquisisce in questa circostanza lo statuto di “corpo”, e solo in quanto tale essa è capace di dare piacere. Attraverso la definizione di Lacan della voce come “oggetto pulsionale” si possono esplorare le ragioni che fanno del canto un godimento: l’oggetto, in psicoanalisi, è ciò attraverso il quale la pulsione riesce a trovare soddisfazione. Oltrepassando la teoria freudiana, la voce è introdotta da Lacan tra questi oggetti che consentono alla pulsione di raggiungere il suo obiettivo: soddisfarsi. La voce lacaniana non solo non è in nessun modo assimilabile al discorso, ma non ha proprio niente a che fare con il parlare: è in relazione solo con il corpo e con il godimento. Così l’oggetto-voce, inteso come originario oggetto pulsionale, è quanto più si avvicini a descrivere il “cantare”. (shrink)

Poiché nelle Leggi esistono dei passi un cui Platone mostra di apprezzare l'utilità della scrittura, alcuni studiosi hanno pensato che vi sia una certa contraddizione con i noti luoghi del Fedro e della VII Lettera dove Platone privilegia in modo assai netto il discorso orale. In realtà si tratta di una contraddizione solo apparente. Il contrasto oralità/scrittura rappresenta infatti in Platone il contrasto tra un discorso aperto, variabile - dunque funzionale allo scopo di persuadere - e un discorso fisso, rigido, (...) che ripete sempre le stesse cose senza preoccuparsi di convincere chi lo riceve. Ora, tale contrasto appare anche nelle Leggi, e precisamente nel rapporto che esiste tra il proemio alla legge e la legge vera e propria. Il proemio ha infatti lo scopo di promuovere la persuasione, e Platone fa ben capire che si tratta del momento decisivo, perché la legge scritta, se non è preceduta da convinzioni consolidate, ha ben poca utilità e valore. (shrink)

Il saggio si sofferma su un momento posto all’inizio della parabola storica delineata dalla tecnologia della scrittura musicale nella cultura occidentale: l’introduzione, verso l’inizio del ix secolo, delle prime notazioni neumatiche, il cui principale scopo consistette nel registrare il repertorio di canti liturgici noto come canto gregoriano. Partendo dal presupposto che nella cultura medioevale la scrittura costituisse una tecnologia della memoria, il saggio tenta di interpretare in quest’ottica sia le caratteristiche della notazione neumatica, sia alcune caratteristiche formali dei canti liturgici (...) trasmessi mediante essa.Si propone una nuova interpretazione della tipica costruzione formulaica del canto gregoriano, intesa come conseguenza di un uso sofisticato della memoria improntato al modello concettuale della scrittura. L’analisi di alcuni brani melismatici tramandati in notazione neumatica, a volte accompagnati da testi composti ex novo , mostra come la scrittura neumatica corrisponda a strategie di analisi e creazione fondate sulla memorizzazione. Un’idea che emerge al termine dalla trattazione riguarda il nesso tra la tecnologia della memoria e la concezione sostanzialmente aperta dei canti liturgici – e in particolar modo dei tropi liturgici –, il fatto cioè che questi non fossero pensati come unità autonome e conchiuse, ma piuttosto come differenti configurazioni di un certo numero di elementi fissi che caratterizzano un vasto complesso di brani differenti. The essay focuses on a historical moment placed at the beginning of the parable outlined by the technology of music writing in Western culture: the introduction, at the beginning of the ninth century, of the first neumatic notations, whose main aim consisted in recording the repertoire of liturgical songs known as Gregorian chant. Assuming that writing in medieval culture constituted a technology of memory, the essay tries to interpret in this light the characteristics of neumatic notation, as well as some formal characteristics of liturgical chants transmitted through it.A new interpretation of the typical formulaic construction of Gregorian chant is suggested: formularity is understood as a result of a sophisticated use of memory based on the conceptual model of writing. The analysis of some pieces handed down in melismatic neumatic notation, sometimes accompanied by texts composed ex novo , shows how neumatic writing corresponds to analytical and creative strategies based on memorization. An idea that emerges at the end of the discussion concerns the link between the technology of memory and the essentially open vision of the liturgical chants – especially the liturgical tropes – namely the fact that they were not conceived as autonomous and concluded units, but rather as different configurations of a number of fixed elements that feature a wide range of different songs. (shrink)

1 Il primo inganno Tu non nascesti per la morte, immortale Uccello!le affannate generazioni non ti calpestano;la voce ch’io odo in questa fuggevole notte fu uditain antichi giorni dall’imperatore e dal villano. Questi versi dall’ Ode a un usignolo di John Keats, del 1819, ripropongono la domanda retorica che già Kant aveva posto nel 1790: «Che cosa c’è di più celebrato dai poeti dell’affascinante bel canto dell’usignolo, in cespugli solitari, in una calma sera d’estate, sotto la dolce luce de...

L’investigazione del testo, che pone il «valore di legge» ma che disorienta il diritto accostando al valore la «forza di legge», passa dalla sua scomposizione, dall’interrogazione delle lettere che sono depositate e custodite nei suoi anfratti, negli interstizi. Bisogna, cioè, seguire tanto l’esplicito, la superficie, quanto le tracce disseminate, talvolta nascoste, senza dimenticare che la superficie è tale per il profondo. La ricerca muove da un’opzione ermeneutica. Ogni ricerca presuppone un’ipotesi preliminare, che l’inchiesta abbia già una direzione. In principio era (...) il Verbo e il Verbo si fece carne, ma in un senso peculiare. Nella Seconda Lettera ai Corinzi, Paolo di Tarso disse che «la lettera uccide, lo spirito dà vita», opponendo la Legge cristiana, la buona novella, l’evangelo, la parola orale portata «sulle tavole di carne dei [...] cuori», alla Legge ebraica, antica, immobile, rigida, scritta «su tavole di pietra». Altrove, però, nella Lettera ai Romani, precisò: «Togliamo dunque ogni valore alla legge mediante la fede? Nient’affatto, anzi confermiamo la legge», ove la legge, a cui il valore è qui già legato da una relazione di predicazione, è la lettera giudaica e la fede è lo spirito vivente della rivelazione cristiana. Ecco che il «valore di legge» è la secolarizzazione, più o meno consapevole, di un tema messianico. E, muovendo dalla prospettiva teologica in cui la Legge “significa”, si azzarda che «la lettera uccide chi la ignora». Contro lo spettro paolino, o meglio prima del paolinismo e poi dell’agostinismo, dell’ordine nuovo dello spirito contro la antica, morta, silente, lettera, questa lettura della Legge tenta di farsi carico del peso del testo, di “valorizzarlo” e di non ridurlo a figura, a immagine di altro, ad anagogia o ad allegoria con quel tanto di nichilismo che questa porta con sé, ove la lettera assume valore ancillare. La lettera della Legge è dura, nel senso che è, teologicamente, «scrittura su tavola» ed è, nel Secolo, scrittura incisa su carta. Ha una sua fissità, seppure alterabile. La sua normatività è tutt’uno con la sua inscalfibilità, con la sua resistenza e, dunque, con la sua positività. Ma – per restare dentro l’ordine discorsivo dell’interpretazione della Scrittura – non si avanza una proposta interpretativa masoretica, che venera superstiziosamente la lettera della Scrittura originaria e men che meno il pensiero e la voce di chi la creò e rivelò. Tutto al contrario. Per dirla nel discorso dell’interpretazione delle leggi e, tra esse, della prima legge, la Costituzione, implica il testualismo, ma non nella versione soggettivistica dell’original intent, perché i testi scritti, che sono “cose”, vivono di vita propria, separata dal loro autore (o “firmatario”) e dai lettori, potenzialmente infiniti, e producono sensi e conseguenze inintenzionali. Senza arrivare alla radicale conclusione strutturalista di Roland Barthes, che già nel 1968 decretava La mort de l’auteur, perché lo impedisce – ove ritenuta applicabile alla Costituzione/legge – l’art. 12 delle preleggi che prescrive di ricavare il senso della legge fatto palese (anche) dall’intenzione del legislatore, l’autore si trasfigura in funzione (dell’autore), perde la propria individualità e intenzionalità e si confonde, si disfa, nel discorso, nell’ordine del testo. La scissione strutturalista (e non solo) tra autore e testo nella teoria costituzionale conduce difilato al rigetto delle ragioni dell’originalismo ingenuo delle intenzioni e, con esso, del mito delle origini, ma non porta affatto all’oblio del testo in nome della esclusiva normatività della unwritten o living Constitution: sostiene, anzi, il privilegio della scrittura della legge e non della voce, del corpo e non del senso. Nel mezzo, contro il dualismo tra materia e pensiero, tra il significato immanente alle lettere, “cose scritte” nel testo e il tesoro delle intenzioni di chi scrisse la Costituzione, ciò che conta è la posizione, la “incorporazione”, nel documento costituzionale, nella scrittura che si fa testo nel senso proprio di “tessuto”, del «valore di legge» che, almeno nella “lettera”, è rimasto incorrotto e che quelle lettere hanno agito sul testo che le ha accolte e il testo ha retroagito su quelle nel tempo. Le possibilità discorsive e significanti del valore di legge dipendono, cioè, strutturalmente, dal reticolo di dati interrelati e interdipendenti che lo legano seguendo la logica interna al testo costituzionale. Va da sé che la valorizzazione della (lettera della) Legge presupponga, all’origine, un sottinteso ebraico e, quindi, la lotta alla polemica paolina contro il formalismo conservatore della legge (ebraica). È una polemica simile all’accusa di conservatorismo dell’originalismo testualista. A difesa, il testualismo è conservatore o meno a seconda del testo che serve e della relazione tra il testo dell’origine e le interpretazioni che ne sono seguite. Ma, contro l’originalismo, contro la conversione del testo costituzionale in Sacra Scrittura, la lettura che qui si esperisce si apre al commento – che quel reticolo sappia analizzare – del testo, alla sua significatività mai esaurita, che annulla la concepibilità di un testo originario inteso quale testo “autentico”. (shrink)

La lettura non è un'invariante antropologica. Essa è invece una pratica che muta secondo i tempi, i luoghi, i contesti, e si dimostra strettamente legata da una parte alle competenze culturali di chi legge, le quali determinano maniere di lettura differenziate, e da un'altra parte alle intenzioni, consuetudini, situazioni entro cui si iscrive l'atto di lettura e che vengono ad esprimersi e a definirsi come modalità, positure fisiche, gesti. Un ruolo fondamentale giocano le forme materiali che lo scritto assume e (...) con le quali il lettore entra in contatto: un testo non esiste di per sé, svincolato da ogni materialità e dunque dal supporto che lo offre alla lettura (o all'ascolto) o dalle circostanze in cui esso viene letto (o ascoltato). Gli autori scrivono testi che diventano oggetti scritti con i quali i lettori instaurano rapporti d'indole varia. I testi possono essere letti diversamente da lettori che non condividono le medesime tecniche o abitudini intellettuali, che non intrattengono una medesima relazione con lo scritto, che non attribuiscono il medesimo significato o il medesimo valore alla lettura, che non iscrivono nelle medesime convenzioni l'atto di leggere. Quando la lettura è ad alta voce, è quest'ultima che fa emergere il senso del testo, e può trasformarsi, nel caso di lettura collettiva, in una performance, nella quale i lettori diventano ascoltatori. Ma la lettura ad alta voce e collettiva ha la funzione non solo di comunicare il contenuto di uno scritto, ma anche quello di cementare solidarietà di gruppo che nella comune cerimonia della performance si riconoscono. Un altro rapporto che può instaurarsi con il libro è quello di una lettura tutta individuale, intima, che può essere tacita o a fior di labbra: una lettura che, se eseguita con la penna in mano, si effettua all'incrocio di lettura e scrittura, giacché può dar luogo ad escerti, parafrasi, trascrizioni, marginalia. O ancora, il rapporto con il libro può risolversi, soprattutto nel caso di lettori “deboli” e privi di strumenti critici, in una maniera di lettura in superficie, che coglie soltanto i significati più semplici e immediati del testo. Tutto questo vale anche per le pratiche di lettura a Bisanzio: ritrovarne alcune tracce è l'intento di questo contributo. (shrink)

The discourse on CRS began late in Spain. Its permeation into political institutions also began later than in many Western countries. The Spanish government neither contributed nor reacted to the green paper Corporate social responsibility. A business contribution sustainable development, published by the European Commission in 2002. However, the publication of this document gave the definitive impulse for the start of the Spanish debate on CSR. After this initial impulse, the debate rapidly developed into a consolidated field of discourse. This (...) field is the object of the present paper. Here, we seek to elaborate on a concept of corporate social citizenship viewed as a "field of discourse", which is being produced by an epistemic community, at Spanish yet also at a global level. Thus, we seek to depict the contours of the Spanish discourse on CSR, researching its evolution over the last 5 years. We focus on its main actors, the central topics on its agendas, the conflicts that are appearing, and how they are being dealt with. In order to in to achieve these objectives, we focus primarily on the transcription of 61 speeches made by different stakeholders at the Spanish Parliament during 2005. This initiative of the Spanish Parliament is unique of its kind. A special sub-commission was created to discuss the role that Spanish public institutions should play regarding corporate social responsibility. Sixty-one experts from different areas (academia, business, trade unions, and NGOs) were invited to present their views on CSR. Members of the sub-commission had the opportunity to discuss with these experts the nature, limits, results and evolution of CSR, seeking with special interest their opinions on the role that the Spanish Government should play in the consolidation of CSR in Spain. The thesis of this paper is that through an exhaustive analysis of the transcriptions of these interventions at the Spanish Parliament, we can identify who constitutes the Spanish epistemic community on CSR. We can also trace the main contours of this field of discourse, to identify the main actors in its development (particularly, of course, on the binding point between CRS and government) and the main issues discussed, as well as the "hot topics". The presentation will also locate the uniqueness of this debate generated in parliament within the context of the wider Spanish debate on CSR. (shrink)

Le présent article vise à définir le rôle de l'imagination dans la philosophie aristotélicienne de l'action. Aristote dit souvent que les fins de l'action humaine sont déterminées par le désir, mais il fait aussi de l'intellect un facteur déterminant dans la production de l'action. Cette apparente incompatibilité est en grande partie réduite si l'on considère l'ensemble des facultés mentales qui interviennent dans la production de l'action et en particulier le rôle joué par les différentes formes d'imagination. This paper is arguing (...) that imagination plays an important role in Aristotle's philosophy of action. Aristotle often says that the ends of human action are determined by desire alone. But, on the other side, he gives intellect a real function in the production of actions. This apparent difficulty can be solved if we take into account the mental faculties, and especially the different forms of imagination, which play a part in the production of action. (shrink)

Par son style et par son objet, cette histoire de la Philosophie grecque veut donner une vision nouvelle de la pensée antique. Les thèses et les arguments des auteurs anciens ainsi que l'histoire des traditions philosophiques qui traversent l'Antiquité depuis les penseurs présocratiques jusqu'aux byzantins du XVe siècle y sont exposés, analysés et parfois soumis à la critique. Dans un tel ouvrage, les étudiants apprendront ce qu'il faut savoir lorsqu'on aborde l'étude de la philosophie antique. Les spécialistes, les philosophes et (...) les esprits curieux y découvriront la fécondité d'une pensée, certes ancienne, mais dont tous les défis n'ont pas encore été relevés. (shrink)

En este trabajo se intenta mostrar en primer lugar que la noción de providencia que Kant presenta en obras como Sobre la paz perpetua e Idea para una historia universal en clave cosmopolita corresponde en algunos puntos centrales a la idea estoica de providencia; segundo, que es en este contexto donde puede evaluarse correctamente la noción kantiana de cosmopolitismo; y, por último, que este modo de enfrentar filosóficamente los problemas de la historia y la política responde a una exigencia de (...) sistematicidad exigida por la propia razón, según Kant, y que esta misma idea de sistema se conecta en buena medida con la filosofía de los estoicos. (shrink)

2018 marked the centenary of Georg Simmel’s death, coinciding with the publication of several monographs dealing with his oeuvre and legacy. The four monographs discussed here deal with Simmel from the perspective of scholars who have specialized in cultural and sociological theory and/or philosophy whilst addressing the intellectual and social challenges of our times. These problems, questions and even anxieties are beyond those Simmel ever knew or could have envisioned, despite his extraordinary capacity to detect tendencies and to analyse potentialities (...) in his own present. (shrink)

This article deals with the nature of the visual representation of knowledge with historical and contemporary examples of the analysis of its defining characteristics as epistemic, heuristic and communicative representation. With this aim along the text we explain the visual material features and their relationship with the elaboration of scientific knowledge. And, finally, we must take into account the status of scientific representation in the complex of contemporary visual culture claiming the urgent need to address this type of particular representation (...) of visuals with greater intensity from its epistemic, heuristic and communicative nature. (shrink)

Attempting to steer moral philosophy away from abstract theorizing, Moral Disquiet and Human Life argues that moral philosophy should be a practical, rational, and argumentative engagement with reality, and that moral reflection should have ...

The article assumes that the philosophers known as “pre-Socratics” should be understood for analyzing their fragments and for a critical analysis of the testimonies about them that have come to us. The Aristotelian reading prevailed, but today we are able to understand the Ionian philosophy in its particularity, each of its philosophers and the ideas common to them. We approach these philosophers together as members of a historical tradition, as this undoubtedly seems unavoidable for their proper understanding, and we pay (...) attention to the fundamental notions of necessity, evolution and freedom, a kind of backbone of Anaximander's thought to that of Lucretius. Especially in contrast to the idea of final cause, we consider that the Ionians followed the opposite path to the Aristotelian and that the Epicureans are their main heirs, hence the expression “Ionian-Epicurean philosophy”, for us created to designate what we believe to have been a long and legitimate philosophical tradition. (shrink)

How define tolerance? Tolerance consists in abstaining from intervening in the actions and opinions of other persons when these opinions or actions appear disagreeable, frankly unpleasant or morally reprehensible to us. But each will feel that there exists a real difference between that which is disagreeable or unpleasant and that which is morally repugnant. To respect this intuition, I would propose to distinguish between a narrow sense of tolerance - I tolerate that which appears displeasing or disagreeable to me, but (...) I do not tolerate that which I judge to be morally wrong - and a broad sense in which I tolerate even that which I disapprove of morally. If we adopt the narrow sense, we have at our disposal a first answer to the question of knowing how far to tolerate: I tolerate that which relates to displeasure or to annoyance, but not that which I believe to be wrong. (shrink)

En este artículo se concibió la oponencia como forma de crítica científica. Se realizó un análisis del ejercicio de oponencia por los problemas identificados en la Universidad de Ciencias Médicas de Camagüey, desde el pregrado hasta el postgrado en la realización de los informes finales de investigaciones, tesis y publicaciones. El objetivo fue valorar la oponencia como forma madura y ética de la crítica científica. Se propuso una metódica para el ejercicio de la oponencia contentiva de la selección del oponente, (...) conocimiento del investigador, acercamiento al trabajo investigativo y el juicio crítico al evaluar y emitir veredicto. De igual forma se expusieron requisitos para realizar una buena oponencia, así como elementos en la estructura de un informe de oponencia que no deben faltar, con independencia del nivel en el cual se realice. Para finalizar se hizo un acercamiento a la posición del investigador ante la crítica. Discussion is conceived as a form of scientific criticism, for this reason an analysis of the discussant performance considering difficulties identified at the Medical University in Camag|ey, at the undergraduate and the postgraduate levels regarding final reports of researches, theses and articles for publication. The objective was to assess the discussants performance in regard to ethical issues. A methodology is proposed for the selection and education to enhance the performance of discussants in the scientific. (shrink)

The present qualitative study analyzes how a group of young people already involved in STEM fields perceive the prototypical person working in STEM. Gender differences between participants in technological and non-technological STEM fields were analyzed. A total of 27 young people (59.3% women) took part in the interviews (Mean Age = 25.48 years). Of them, 16 participants were working in STEM professions, and 11 were enrolled in the final courses of STEM degrees. The results of the content analysis were examined (...) in light of social role theory and the multidimensional structure of gender stereotypes. Men in these fields were therefore attributed an unappealing and weird physical appearance. Some female participants linked STEM professionals’ intellectual abilities to the stereotype that men have higher abilities in these fields. Whereas females attributed effort and perseverance to STEM professionals’ intellectual aptitudes, males referred to the development of soft skills. Participants in technological STEM fields connected the stereotype of being a ‘weirdo’ to a boring job, whereas those in non-technological fields linked it to their unconventional character. Some participants were disappointed by a lack of correspondence between expectations and the actual job STEM professionals do. Moreover, females in technological STEM fields commented on the job’s low social impact, while males mentioned low attainment of technical qualifications. Most referents in STEM fields were masculine, some of whom were present in the mass media. The practical implications of the findings are discussed. (shrink)

250 auteurs français et étrangers, 293 articles : 83 portant sur des auteurs, 87 sur les notions et concepts, 63 sur l'histoire de la philosophie morale, 68 sur la réflexion éthique du XXe siècle. Ce dictionnaire fait ainsi le lien entre l'histoire de la discipline et ses développements.

Une vie sans examen n'est pas une vie vraiment vécue, disait Socrate. Le présent essai veut renouer avec la tâche la plus ancienne de la philosophie, qui est de penser la vie humaine. En quoi consiste l'examen d'une vie? Est-il menacé par l'absurdité? Comment la réflexion sur l'existence intègre-t-elle la singularité humaine, la contingence des événements, la certitude de la mort, l'obsédante présence du passé on l'irréversibilité du temps? L'Inquiétude morale et la vie humaine est un plaidoyer pour la philosophie (...) morale et la réflexion éthique, appliquées à la vie humaine et au monde où nous vivons. L'engouement dont l'éthique est aujourd'hui l'objet ne doit pas faire oublier que, sans philosophie morale, il n'y a pas de réflexion éthique et que, sans réflexion éthique, il n'y a pas d'éthique qui vaille. (shrink)

Les considérations morales se sont imposées sur la scène du monde. Il est en effet difficile aujourd'hui de justifier une action internationale, qu'elle ait trait aux relations entre Etats, à l'économie mondiale ou aux poursuites pénales engagées contre des gouvernants criminels, sans invoquer les valeurs de justice ou rappeler l'ambition de construire un monde meilleur. Le souci éthique propre à notre époque relève-t-il d'une rhétorique des bonnes intentions ou contribue-t-il à modifier de façon irréversible les concepts qui ont permis de (...) penser, depuis plusieurs siècles, les relations internationales? En montrant comment les jugements moraux peuvent influer sur la fabrique du monde, ce livre plaide pour une nouvelle compréhension du rôle des Etats et critique les illusions d'un monde sans frontières. (shrink)

Growth of urban areas, the corresponding increased demand for utility services and the possibility of new types of utility systems are overcrowding near surface underground space with urban utilities. Available subsurface space will continue to diminish to the point where utilidors (utility tunnels) may become inevitable. Establishing future sustainable strategies in urban underground engineering consists of the ability to lessen the use of traditional trenching. There is an increasing interest in utility tunnels for urban areas as a sustainable technique to (...) avoid congestion of the subsurface. One of the principal advantages of utility tunnels is the substantially lower environmental impact compared with common trenches. Implementing these underground facilities is retarded most by the initial cost and management procedures. The habitual procedure is to meet problems as they arise in current practice. The moral imperative of sustainable strategies fails to confront the economic and political conflicts of interest. Municipal engineers should act as a key enabler in urban underground sustainable development. (shrink)

Nuestro propósito en el presente artículo será investigar el modo en que Jacques Derrida dirige la cuestión de la “responsabilidad ética” y de la “decisión política” en su propia obra a través de la lectura de Martin Heidegger en Del espíritu. Para ello, en primer lugar, analizaremos la noción de “promesa” que permite cuestionar el privilegio de la pregunta en Heidegger e ilustrar el acontecimiento ético desde la propia lectura. En segundo lugar, nos adentraremos en la dimensión política de la (...) deconstrucción desde la noción de “indecidibilidad” que hace posible la justicia de la decisión precisamente por realizarse en ausencia de un fundamento racional. Por último, trataremos de pensar aquello a partir de lo que la adhesión de Heidegger al nazismo fue posible desde la lógica textual de discursos en ocasiones antagónicos, que se profieren en nombre del “espíritu”, así como la necesidad de “pensar” y no solo “condenar” el nazismo. (shrink)

El sistema filosófico de Spinoza no puede ser considerado en rigor como panteísta, sino panenteísta. Este artículo intenta reforzar esta tesis analizando los conceptos de Natura naturans y Natura naturata, a veces confundidos en la obra de Spinoza. Se establece además una comparación de ambos conceptos en Spinoza y en David Nieto, autor de una obra titulada De la divina providencia, o sea naturaleza universal o natura naturante, al tiempo que se señalan las diferencias entre las concepciones inmanentes de la (...) divinidad de ambos autores. (shrink)

En este artículo se pretende mostrar cómo evoluciona la teoría social y política de Jean- Jacques Rousseau. Para ello, se toma la hipótesis conceptual que plantea el filósofo de Ginebra y los límites hacia los que se dirige. Se establece, también, una comparación entre lo que preceda a la sociedad civil (el propio estado de naturaleza) y lo que la sucede (la construcción política del contrato social). Para dar una explicación a esta teoría, vamos a adentrarnos en algunos puntos de (...) la vida de Rousseau, ya que consideramos que gran parte de su pensamiento político y social bebe de la fuente vital del filósofo. (shrink)

A l'occasion du soixante-dixieme anniversaire de Jacques Brunschwig, certains de ses disciples, amis et collegues, se sont reunis pour lui dedier un volume d'hommage.L'ouvrage s'ouvre par un entretien avec le recipiendaire, dans lequel celui-ci retrace les principales etapes de sa carriere et donne sans detour son avis sur quelques-unes des grandes questions de sa discipline (par exemple: pourquoi la faiblesse persistante des etudes aristoteliciennes en France?).Les contributions ont ete demandees a des specialistes des domaines dans lesquels Jacques Brunschwig s'est particulierement (...) illustre: pensee grecque classique (Platon et Aristote) et philosophie hellenistique.Le retentissement international du travail de Jacques Brunschwig est bien marque par le fait qu'un grand nombre des contributions du volume est du a des plumes anglo-saxonnes.L'ouvrage s'acheve sur un temoignage personnel de Pierre Vidal-Naquet. (shrink)