In this study, Bethany Somma argues for a dichotomous interpretation of human desire developed by late ancient Greek and medieval Islamic philosophers in response to an ambiguity in Aristotle’s account of desire.

BackgroundThe measures taken to contain the coronavirus disease 2019 pandemic, such as the lockdown in Italy, do impact psychological health; yet, less is known about their effect on cognitive functioning. The transactional theory of stress predicts reciprocal influences between perceived stress and cognitive performance. However, the effects of a period of stress due to social isolation on spatial cognition and exploration have been little examined. The aim of the present study was to investigate the possible effects and impact of the (...) COVID-19 pandemic on spatial cognition tasks, particularly those concerning spatial exploration, and the physiological leftward bias known as pseudoneglect. A right-hemisphere asymmetry for spatial attention processes crucially contributes to pseudoneglect. Other evidence indicates a predominantly right-hemisphere activity in stressful situations. We also analyzed the effects of lockdown on coping strategies, which typically show an opposite pattern of hemispheric asymmetry, favoring the left hemisphere. If so, then pseudoneglect should increase during the lockdown and be negatively correlated with the efficacy of coping strategies.MethodsOne week before the start of the lockdown due to COVID-19 in Italy, we had collected data from a battery of behavioral tests including tasks of peri-personal spatial cognition. During the quarantine period, from late April to early May 2020, we repeated the testing sessions with a subgroup of the same participants. At both testing sessions, participants performed digitized neuropsychological tests, including a Cancellation task, Radial Arm Maze task, and Raven’s Advanced Progressive Matrices. Participants also completed a newly developed COVID-19 Student Stress Scale, based on transactional models of stress, and the Coping Orientation to Problems Experienced—New Italian Version to assess coping orientation.ResultsThe tendency to start cancelation from a left-sided item, to explore first a left-sided arm of the maze, and to choose erroneous response items on the left side of the page on Raven’s matrices increased from T1 to T2. The degree of pseudoneglect increment positively correlated with perceived stress and negatively correlated with Positive Attitude and Problem-Solving COPE-NIV subscales.ConclusionLockdown-related stress may have contributed to increase leftward bias during quarantine through a greater activation of the right hemisphere. On the other hand, pseudoneglect was decreased for better coping participants, perhaps as a consequence of a more balanced hemispheric activity in these individuals. (shrink)

Con-essere, questa forma verbale infinita dalla profonda risonanza filosofica apre ancora oggi la ricerca al cuore e all’agire relazionale dell’essere umano curante. Non solo, essa richiama la riflessione alle stesse radici della questione sociale della cura. La cura è infatti, nella sua radicalità ontologica ed esistenziale, essenzialmente sociale, cioè manifestazione storico-temporale strutturata del con-essere insieme con gli altri e per gli altri proprio dell’esserci. Sociale è la cura nella sua struttura, aperta come è costantemente alla relazione con l’altro esserci, e (...) sociale nella sua dimensione, caratterizzata da un silenzioso rimando all’essere che abita l’esistente nelle forme fattive del suo incontro, soprattutto in ambito medico e sanitario, laddove la frequentazione del limite diviene esperienza concreta e quotidiana. Carattere effettivo, fondamentale e dicibile della cura, nonché espressione della sua struttura dimensionale profondamente sociale, è così quello della responsabilità con, per e verso l’altro. Alle radici della questione sociale della cura sta infatti la percezione vivente di un con-essere originario e fondamentale che si concretizza come agire curante caratterizzato dalla presenza della responsabilità personale e comunitaria con l’altro, per l’altro e verso l’altro, una responsabilità co-originaria allo stesso sorgere della dimensione della cura. (shrink)

Abstractabstract:This paper intervenes in a contemporary debate on the animal ethics of the Brethren of Purity's (Iḫwān al-Ṣafāʾ) epistle on animals. I argue that they present a case for justice for animals by rejecting the fallacious link between ontological superiority and moral superiority. Since human beings are vice-regents of God and since the rational soul is the vice-regent, the Brethren's account of human beings as superior in virtue of their rationality establishes a moral obligation toward animals. The Brethren develop this (...) account partially under the influence of the Muʿtazilī theological tradition, and as a result, their position falls in line with other positions on justice for animals found during their time. Even on the issue of animal use, the Brethren maintain that the human need for animal labor emphasizes the obligation to treat animals justly. In the end, the greater rational capacity of human beings entails greater moral responsibility toward animals, not moral impunity. (shrink)

Il lavoro presentato costituisce una ricerca interdisciplinare interessata ad approfondire sia teoreticamente che praticamente il rapporto essenziale, fondativo e dinamico tra cura e persona, le sue profonde implicazioni e la sua rilevanza etico-pratica nel contesto della riflessione bioetica e medico-sanitaria attuale. Attraverso un'analisi multidisciplinarmente fondata sono state rilevate le basi teoretiche per affrontare alcune specifiche situazioni-limite fronteggiate oggi in bioetica clinica, per giungere infine alla messa in evidenza del ruolo e del senso della speranza nella dimensione e rete contemporanea di (...) cure palliative. Particolare attenzione è stata rivolta alla complessità e libertà delle scelte da dover compiere in tali situazioni all'interno della necessità di un'autentica, efficace e originaria relazione di cura, oggi emergente a partire dalla riscoperta in bioetica del rapporto tra cura e persona; ovvero dalla necessità, bellezza e urgenza di tale relazione da approfondire e incoraggiare ad ogni livello. Tale ricerca costituisce in tal senso un’analisi interdisciplinare attenta tanto al piano della teoresi quanto a quello propriamente pratico, al loro costante e positivo dialogo nel tentativo di un’ermeneutica contemporanea del rapporto tra cura e persona in bioetica. (shrink)

Il lavoro di dottorato condotto apre la ricerca filosofica ed etica, riguardo il pensiero e l’agire dell’aver cura, alla possibilità teoretico-pratica e valutativa di un’analitica della relazione fondamentale, originaria e vivente sussistente tra essere e speranza nella dimensione ontologica, esistenziale e trascendente della cura. Attraverso un’ermeneutica del rapporto contemporaneo tra cura, limite e speranza nel tempo della tecnica, sviluppata a partire dalle riflessioni avanzate su tali questioni da Heidegger, Jaspers e Marcel, si sono venute ad individuare, affrontare e verificare, nella (...) prima parte analitica del lavoro, le condizioni ermeneutiche di uno sguardo rinnovato verso l’essere della cura, orientato dalla possibilità della speranza. A partire dalla possibilità di un necessario confronto con la concettualizzazione della dimensione e del tempo dell’aver cura nell’analitica heideggeriana dell’esserci, dalla ricomprensione della chiarificazione jaspersiana di situazione limite quale orizzonte ermeneutico della cura, così come dalla possibilità dell’apertura marceliana alla speranza nelle situazionalità concrete dell’aver cura, la ricerca ha potuto dunque indirizzarsi, nella seconda parte sintetica, verso la possibilità di un’ontologia esistenziale della speranza; così come verso la messa in luce della trascendenza valoriale propria della dimensione della cura. La possibilità di ricerca di un’ermeneutica ontologico-esistenziale e trascendente della speranza, a partire dalle pratiche ontiche dell’aver cura della vita e della salute, ha permesso così di avanzare, grazie al confronto interdisciplinare intrapreso con le rispettive e integrative riflessioni di Heidegger, Jaspers e Marcel sulle questioni della cura, del limite e della speranza e l’ermeneutica teoretico-pratica operata a partire da queste, una valutazione circa la possibilità di un’analitica della dimensione della cura alla luce della speranza. In tale orizzonte ermeneutico si sono manifestati, infine, i possibili apporti ontologico-esistenziali del lavoro ad una filosofia ed etica dell’aver cura che si ricerchi quanto più autentica e omnicomprensiva, alla luce di una speranza aperturale di bene comunionale che si invera quotidianamente e straordinariamente nella dimensione ontologica, esistenziale e trascendente della cura. (shrink)

Il processo di riconoscimento delle cure palliative quale diritto umano individuale di base ha recentemente riscontrato una proficua quanto attesa accelerazione. Parimenti allo sviluppo tecnico dei nostri giorni non si esauriscono infatti le forme dell’umano sentire e sperare, l’esigenza e l’impeto dell’aver-cura autentico dell’altro, la risposta multidisciplinare, comunitaria e sociale che ne consegue doverosa. È quanto attesta e promuove la recente Dichiarazione di Astana sull’assistenza sanitaria primaria, nel riconoscere le cure palliative tra le forme di cura primarie oggi possibili e (...) dovute ad ogni individuo, espressione di un diritto alla salute non riconducibile a mere forme di assistenzialismo tecnico-burocratico, lontane dall’uomo e dalla vita, ma segno e presenza concreta e tangibile dell’umanità inalienabile da cui esso proviene. Ciò che accomuna in questo percorso di riscoperta e ridestazione è l’essenza della nostra umanità, il desiderio di non cadere intrappolati in una in-umanizzazione collettivizzata, assurda quanto brutale, l’umanità di un diritto alla vita, alla salute e alla sua tutela che nasce rinnovato nel cuore di ogni generazione, la consapevolezza originaria di una determinazione ontologico-esistenziale comune e condivisibile. Il problema della reciprocità del riconoscimento personale fra gli esseri umani nelle pratiche dell’aver-cura e la necessità di un’instancabile promozione di forme di presa in carico realmente globali ed affidabili permea profondamente lo stesso processo di un autentico, efficace e quanto più conforme possibile sviluppo sociale, in una comunità di uomini e di popoli che stenta a riconoscersi come tale e dove occorre innanzitutto curare la speranza affinché ne venga abitata la cura di ogni persona. (shrink)

SummaryThis article addresses how and why the Dutch translation of Forbonnais's Elémens de commerce came about and the reasons for its lack of success. It explores the context in which the Utrecht printers and booksellers Spruit and Haanebrink in 1771 published a Dutch version of the first edition of the Elémens. In the preceding decades the deteriorating wealth and power of the Dutch Republic had become a major theme in the transnational debates on political economy. Recent research has established that (...) Dutch authors contributed to this debate as well, initially by propagating neutrality of trade in combination with an attempt reform the staple market system, but increasingly by arguing the necessity of another type of economy. Inspired by foreign examples, a movement of reformative patriotism emerged, advocating a more balanced economy in which international commerce stimulated mature agricultural and industrial sectors. This type of political economy could be found in Forbonnais's Elémens and may have triggered its rendering into Dutch. It was the first in a series of translations instigated by Hendrik van den Heuvel, the organiser of economic patriotism in the Dutch Republic. Spruit and Haanebrink dedicated the Dutch version of the Elémens to him and mentioned Van den Heuvel's recommendation of the French original. The fact that the intended buyers, economic patriots, were able to read the Elémens in French, may have precluded a big sale of the title, but the poor quality of the translation did not help either. However, one should not conclude that the Dutch reading public was not interested in the Elémens. In 1780 Van den Heuvel still recommended another edition in a better translation. Other sources, such as Dirk Hoola van Nooten's Dutch version of Condillac's Le commerce et le gouvernement considérés relativement l'un à l'autre, suggest that Forbonnais's ideas were acknowledged. (shrink)

La situación que venimos atravesando desde el comienzo de la pandemia causada por coronavirus SARS-CoV-2, ha generado la necesidad -otra vez- de volver a pensar y pensarnos en relación educación. Para quienes trabajamos día a día en instituciones públicas de enseñanza, esta práctica reflexiva aparece de manera recurrente en nuestros cotidianos, pero esta vez, quizás como un hecho sin precedentes, la discusión se hace impostergable. En este artículo nos proponemos abordar algunas temáticas que entendemos deberían formar parte de una agenda (...) actualizada de discusión, que nos permita volver sobre temas y problemas conocidos y de difícil situación pero al mismo tiempo, ensayar algunas respuestas a nuevos problemas, revisando nuestras perspectivas, afirmando convicciones y remarcando la importancia de la educación en nuestra contemporaneidad. (shrink)

In this article, I consider the interpersonal support, i.e., scaffolding, that agents provide to one another to share emotions. Moreover, the main target of this paper is to identify those scaffolds and their features that effectively function to boost, support, or enable emotional sharing interactions. To do so, I engage with the “multi-dimensional framework of environmental scaffolding” proposed by Sterelny (_Phenomenology and the Cognitive Sciences_ 9:465–481, 2010). This framework highlights various types of environmental resources, including social and interpersonal factors, that (...) serve as scaffolds for human cognitive agency. Furthermore, the model identifies the functional characteristics associated with these resources, which significantly contribute to scaffolding cognitive (and emotional) performance and skillfulness. Mainly concentrating on social interaction, I argue that individual, familiar social interaction behaviors, shared references, and shared bodily-affective and habitual patterns scaffold the interacting individuals allowing them to effectively share emotions. By examining the functional relationship between these particularly interpersonal scaffolds and shared emotions, I suggest that we can better understand the complex, situationally unfolding dynamics and the versatility of conditions that can boost emotional sharing. As a result, my analysis reveals that there are different types of social interactional scaffolds that vary in familiarity, predictability, robustness, individualization, and mutual adaptation. These features boost and trigger emotional sharing in degrees and different functions and different degrees of these functional features; therefore, different types of social interaction scaffolds are required depending on the situation to situation. (shrink)

La memoria dell’essere umano è memoria della cura, memoria di quanto di positivo e di negativo, nel tempo della cura, si è quotidianamente e straordinariamente esperito e vissuto. Il pensare, l’agire e il produrre della cura appaiono, infatti, anche come memoria di una vita abitata e condizionata, essenzialmente e indissolubilmente, dai modi dell’aver cura. Ricordare ciò che la cura è stata per noi è ciò che ci spinge verso ogni concreto aver cura; ma, tuttavia, anche quando la cura non è (...) venuta a manifestarsi adeguatamente nella vita, quale dimensione profondamente ontologica, esistenziale e trascendente di bene, personale e comunitaria, è possibile custodire ancora ed effettivamente tale slancio curante verso l’altro. La coscienza della cura richiama, infatti, l’essere umano ad un con-essere avente cura nella complessità di un’esistenza e di una realtà effettiva di cura, nella quale il ricordo personale può anche svanire, così come la memoria stessa della cura che si è ricevuta o che si è donata all’altro nel tempo. Ciò che vale è, allora, la presenzialità e testimonianza curante, essere ancora con l’altro ed esserlo quando il ricordo della cura che è stata svanisce nelle pieghe dell’esistenza e della vita, o ancora a causa dell’avanzare dell’età o della malattia. Nell’incontro curante rinnovato con e per l’altro, oltre la possibilità del ricordo e del ricordare, è nascosto, infatti, l’orizzonte comprensivo ed esperienziale di un senso profondamente gratuito dell’aver cura, di un aver cura dell’altro orientato dall’amore e la cui memoria è manifestazione della verità essenzialmente comunionale della cura. (shrink)

Come si può essere speranza nel tempo della tecnica? Forse può essere utile interrogare brevemente a tale proposito il pensiero, o meglio approfondire alcune riflessioni presenti nell’elaborazione filosofica di importanti pensatori del Novecento. Attraverso tale procedimento si aprirà forse una prospettiva, un piccolo spiraglio, una via d’uscita tanto per il pensiero, quanto per la comprensione contemporanea della pratica quotidiana dell’aver-cura. Non deve stupire se si rimanda a classici del pensiero filosofico, ciò che muove ogni azione, soprattutto in ambito clinico e (...) sanitario, non è forse una sempre personale visione del mondo, che ha scelto deliberatamente di aver-cura dell’altro opponendosi, per quanto possibile con tutti i mezzi della conoscenza e del cuore, ad un altrettanto diffusa visione dell’uomo che lo vede invece preda degli eventi e della caducità, al di là di ogni possibile e autentico intervento e soccorso dell’altro? Partendo dalle riflessioni circa le nozioni di “situazione-limite” e “aver-cura”, proposte rispettivamente da autori come Karl Jaspers e Martin Heidegger, è infatti possibile indicare una prospettiva teorico-pratica contemporanea circa il discorso sulla pratica di cura nel tempo della tecnica. Vedremo che i classici del pensiero del Novecento hanno ancora qualcosa da dirci, che una qualche comunicazione fra discipline differenti è ancora possibile; almeno ogni volta in cui, come nel caso della dimensione e rete di cure palliative e della presa in carico globale della persona sofferente, si avvicini l’uomo aperti alla sua realtà omnicomprensiva, soprattutto quando si parla di dolore e sofferenza, elementi comuni ad ogni uomo e ogni tempo. (shrink)

Si tratta di una possibilità, di una disponibilità del pensiero. Dell’orizzonte di comprensione in cui tutti noi ci muoviamo incessantemente, qualunque cosa accada. Di uno spazio interiore ininterrottamente aperto al dialogo con sé stessi, con il mondo, l’esistenza, la vita, con quanto ci accade di positivo o negativo. Il vissuto che si dischiude alla mente, spesso a lungo un cammino nel vuoto e nell’assenza di ogni intuizione, un orizzonte di libertà. Un sistema di scelte e di valori incentrato sui compiti (...) di difesa e tutela della persona umana e della sua vita in ogni sua fase è in sé buono, bello, vero; tuttavia, in particolari situazioni-limite, la scelta di adeguarvisi interiormente non è scontata: essa nasce dal pensiero, nasce dall’istante e dalla riflessione, nasce dalla comprensione e dalla qualità delle relazioni, da una libertà che è personale. Richiedere o rifiutarsi di intraprendere un percorso di cure e di accompagnamento di fine vita, non equivale inoltre a comprenderne sempre o pienamente il senso e talvolta neppure a condividerne integralmente il valore: si tratta di un a-priori del pensiero e allo stesso tempo di un percorso di ricerca individuale sempre aperto, di un compimento di libertà e di relazione, di una scelta da formare e da formarsi. Attraverso l’analisi dei vissuti interiori, delle domande, delle aspettative, delle soluzioni proposte e affrontate durante il percorso di cure palliative emerge con grande forza il ruolo determinante della speranza, la consapevolezza di una responsabilità da dover custodire nonostante la prova, il desiderio di una vita compiuta per sé e per gli altri. (shrink)

Scopo centrale del libro è ricostruire la genesi del problema della metafisica di Heidegger indagando il rapporto del filosofo con i pensatori greci e con Kant, il quale costituisce insieme ad Husserl un costante riferimento delle analisi del heideggeriane. Nel corso della trattazione si sottolinea l’importanza dell’intima co-appartenza di tempo e spazio nella definizione della questione metafisica, in linea con la posizione di quegli interpreti che non guardano al filosofo alla luce di una divisione tra un “ primo” e un (...) “secondo” Heidegger ma rintracciano una continuità teorica tra le analisi sulla temporalità e quelle sulla spazialità. (shrink)

An increasing number of people worldwide are living with chronic conditions that have an aspect of bodily fragility as part of the condition or as an effect of treatment. In this article, I explore the temporal experience of bodily fragility and the particularities of consciousness states among people with the chronic condition osteogenesis imperfecta (OI) in Denmark. My aim is threefold. First, my goal is to give an insight into life with OI, a rare and rarely studied condition. Second, I (...) shed light on bodily fragility, a theme that lives in the shadows of other analytical foci in anthropology. Third, I will contribute to the anthropological understanding of the connection among body, physical environment, and consciousness. I argue that the lifeworlds of people with OI are haunted by mental and bodily memories and fearful future scenarios, which makes the past and the future collapse into the present. (shrink)

The sexual exploitation of children in Indonesia is a serious crime that threatens the fundamental rights of children and their physical, emotional, and mental development. Cases of child sexual exploitation continue to rise, whether in the form of human trafficking, pornography, or sexual abuse, yet the response remains far from optimal. Although regulations and prevention programs are in place, the lack of coordination among law enforcement agencies and the low level of public awareness are major obstacles to resolving these cases.This (...) study employs a qualitative approach using a normative-empirical method, involving an analysis of the legal framework as well as in-depth interviews with legal practitioners and relevant stakeholders. The results indicate that although there is a strong legal foundation, policy implementation is often hindered by bureaucracy, limited human resources, and low legal awareness in society. Additionally, social stigma against victims exacerbates the situation, especially in rural areas.The study recommends an interconnected approach involving substantive law, legal structure, and legal culture as an effective solution to address the escalation of child sexual exploitation. These findings imply the need for improved inter-agency coordination, law enforcement training, and more extensive public awareness campaigns. (shrink)

The origin and the development of scientific disciplines has been a topic of reflection for several decades. The few extensive case studies support the thesis that scientific disciplines are not monolithic structures but can be characterized by distinct social, organizational and scientific–technical practices. Nonetheless, most disciplinary histories of genetics confine themselves largely to an uncontested account of the content of the discipline or occasionally institutional factors. Little attention is paid to the large number of researchers who, by their joint efforts, (...) ultimately shaped the discipline. We contribute to this aspect of disciplinary historiography by discussing the role of women researchers at the Institute for Heredity Research, founded in 1914 in Berlin under the directorship of Erwin Baur, and the sister of the John Innes Institute at Cambridge. This paper investigates how and why Baur built a highly successful research programme that relied on the efforts of his female staff, whose careers, notably Elisabeth Schiemann's, are also assessedin toto. These women undertook the necessary ‘technoscience’ and in some cases innovative work and helped increase the prestige of the institute and its director. Together they played a pivotal role in the establishment of genetics in Germany. Without them the discipline would have developed much more slowly and along a divergent path. (shrink)

One of the main features of Italian feminism of "difference," as seen from an international perspective, is its distinctly political vocation. This vocation is not only, nor especially, limited to the perimeter of a gender politics, but is to be found in the radical critique or in the rethinking of traditional political categories, in the invention of new practices, in the redefinition of the very sphere of politics and in the modes of its transformation. The Italian case, as far as (...) feminism is concerned, is also characterised by the fact that this feminist political critique has been carried on for more than three decades alongside a crisis of traditional politics. The aim of this essay is twofold: one the one hand I analyse the relationship between political crisis and a critique of politics as seen in the larger framework of the relationship between the demise of patriarchy and the end of modern politics; on the other, I examine the resources which may derive from a feminist thought and practice in the present season, which, in Italy, seems marked not only by a crisis but by the collapse of democratic politics. (shrink)

Il presente lavoro di ricerca apre il pensiero e l’agire dell’aver cura della vita e della salute all’analitica della relazione fondamentale tra essere e speranza nella dimensione della cura. Attraverso l’analisi del rapporto tra “cura”, “limite” e “speranza” nel tempo della tecnica, si sono ricercate le condizioni ermeneutiche di uno sguardo rinnovato verso l’essere della cura, orientato dalla possibilità della speranza. A partire dal confronto con la concettualizzazione heideggeriana dell’ “aver cura”, dalla ricomprensione della nozione jaspersiana di “situazione limite” e (...) dalla possibilità dell’ “apertura” marceliana alla speranza nelle pratiche concrete della cura, la ricerca si è indirizzata verso la valutazione di un’analitica della cura alla luce della speranza e l’indicazione della trascendenza valoriale della cura. La speranza emerge infatti quale «fondamento originario e originante della cura», radice di un con-essere curante comunionale proteso «tra situazionalità limite dell’esistenza e apertura trascendente della speranza». In tale orizzonte si sono scorti gli apporti alla filosofia ed etica della cura, alla luce della speranza di bene che apre e illumina «la dimensione ontologica, esistenziale e trascendente della cura». (shrink)